Nato e cresciuto a Manchester, Anton Stevens è una figura di spicco nella rinomata cultura dei club della città. Essendo DJ, programmatore, booker e promoter, Anton ricopre numerosi e diversi ruoli nel settore, potendo così vantare una conoscenza a 360 gradi sui locali per cui Manchester è conosciuta e amata.
Di cosa ti occupi?
Gestisco l'Hidden, un nightclub molto noto a Manchester. Mi occupo di tutta l'organizzazione, del calendario e della programmazione di eventi interni ed esterni. Abbiamo anche una società di eventi esterna che si occupa di diversi brand.
Quali sono le parole più adatte a descrivere sia la tua occupazione che il G9 di Baracuta?
Versatile, che è senz'altro un aggettivo molto forte, e attivo.
Com’è arrivata la giacca G9 nella tua vita?
Ricordo che mio zio aveva un G9. Lo indossava sempre ogni volta che lo vedevo. È un’immagine indelebile. Se penso al passato oppure a quando lo vedevo entrare nella stanza, aveva sempre la stessa giacca. Credo che ne avesse una per ogni colore. Si tratta quindi di un ricordo di famiglia molto personale.
Pensi che il G9 sia legato all'industria musicale?
Assolutamente sì. Ci sono stili che non passano mai di moda. Mi sembra che la maggior parte delle persone creda e concepisca sé stessa attraverso l'abbigliamento vintage e tenda a guardare al passato per recuperare le cose che hanno funzionato, perché rappresentano in qualche modo l'incarnazione di ciò che era più popolare in certi periodi. Alcune cose tornano sempre di moda e credo che il G9 non sia mai passato. Sono certo che per la maggior parte delle persone che si interessano di moda sia imprescindibile avere uno di questi modelli nel proprio guardaroba.
Se penso al G9 nel mondo della musica. Quando ero ragazzo c'erano ovviamente i Blur e gli Oasis ed ero completamente circondato da quest’atmosfera negli anni '90. Non si poteva sfuggire al sound degli album di quell'epoca. Ripensando ai video musicali che le accompagnavano e agli scatti che le ritraevano sulla stampa, le band indossavano sempre il G9. È un dettaglio che ricorderò per sempre.
Dato che sia il G9 che la musica sono piuttosto diffusi nel Regno Unito, come descriveresti l’essere britannico?
La mia idea di essere britannici è legata alla mia esperienza come abitante di Manchester. Racchiude tutto quello che deriva da questa città: la mia infanzia, la mia istruzione, la mia famiglia e i miei amici, il modo in cui si mescolano interessi e storia musicale così diversi… Per me, essere britannico significa proprio questo.
Gli anni '90, il rapporto tra la musica e tutto ciò che rende questa città famosa in tutto il mondo... questa è stata l’educazione che ho ricevuto, sia dai miei genitori, sia attraverso le mie esperienze personali. È sempre stato importante per me e lo è ancora adesso. È proprio per questo motivo che faccio questo mestiere. È la stessa ragione per cui la musica è una delle mie passioni principali. Tutto è legato a ciò che ho avuto grazie al solo fatto di essere nato qui. È proprio questo che ha permesso a Manchester di farsi conoscere a livello internazionale.